Dal 2015 nell’area ravennate è attivo il Potabilizzatore della Standiana, l’impianto di ultima generazione di Romagna Acque.
Si tratta di un vero intervento di sistema che ha riqualificato l’intera gestione idrica del territorio. Il potabilizzatore sfrutta una tecnologia all’avanguardia per ottenere un’acqua di qualità elevatissima a partire da quella del Canale Emiliano Romagnolo, garantendo una totale sicurezza dell’approvvigionamento anche in periodi siccitosi.

Il Potabilizzatore della Standiana si affianca allo storico impianto NIP della zona Bassette. Le acque trattate dal NIP provengono prevalentemente dal fiume Lamone (integrato, in periodi particolarmente siccitosi, dal Reno) e dal CER, il Canale emiliano-romagnolo collegato al Po.

Nell’area lughese, inoltre, una fonte non particolarmente significativa è data da alcuni pozzi presso Cotignola.
I principali bacini del ravennate funzionano in maniera simbiotica in base alla stagionalità.

Potabilizzatore della Standiana
Romagna Acque nel settembre 2015 ha inaugurato il potabilizzatore della Standiana, alle porte di Ravenna. Si tratta di un fondamentale intervento di sistema che ha realizzato il più avanzato impianto d’Europa nel suo genere.
Grazie a questo potabilizzatore, si situa su livelli altissimi sia l’innovazione tecnologica nella gestione della risorsa idrica, sia la sicurezza in caso di eventi siccitosi.
Il Potabilizzatore della Standiana rappresenta il più importante degli investimenti compresi nel piano pluriennale 2011-2023 di Romagna Acque-Società delle Fonti S.p.A.. L’impianto è il cuore di un articolato intervento “di sistema” per l’intera area romagnola, che si completa con i circa 40 km di condotte di interconnessione di grandi dimensioni ad esso collegate. La messa a regime del potabilizzatore – che ha una potenzialità massima di  1100 litri al secondo – rende infatti disponibile alla Romagna una rilevante quantità di risorsa, per almeno 20 milioni di metri cubi annui potenziali, che si vanno ad aggiungere ai 110 oggi mediamente distribuiti per un totale di circa 130 milioni di metri cubicon un rapporto fra disponibilità di risorse e domanda superiore a 1,3 vale a dire garantendo una sicurezza dell’approvvigionamento superiore del 30% al possibile fabbisogno . Ciò permette a Romagna Acque di diversificare ulteriormente le fonti di approvvigionamento riducendo il prelievo attuale di oltre il 50%, e consente ad una consistente parte del territorio di avere risorsa sufficiente anche in caso di situazioni siccitose.
L’impianto è alimentato con acqua del Po proveniente da una derivazione del Canale Emiliano-Romagnolo grazie ad una apposita concessione di derivazione rilasciata a Romagna Acque e attraverso la realizzazione, da parte di Plurima partecipata di Romagna Acque, di un apposito sistema infrastrutturale ad usi plurimi del quale avrà da oggi anche la gestione operativa.

Preceduti da una articolata fase di progettazione autorizzazione avviatasi nel 2004 e terminata nel 2012, per una durata complessiva di 8 anni, i lavori di costruzione del potabilizzatore sono durati poi esattamente 2 anni: avviati ufficialmente l’8 aprile 2013, si sono chiusi il 9 aprile 2015. In questi 24 mesi, il cantiere di via Fosso Ghiaia ha vissuto ritmi di lavoro intensi e costanti: vi hanno operato complessivamente 63 imprese (41 delle quali con sede in Romagna) per un totale di 26.240 giornate uomo complessive di lavoro. Mediamente, sono state al lavoro ogni giorno 41 maestranze, con picchi di 83 lavoratori impegnati contemporaneamente. Grande attenzione è stata data all’aspetto della sicurezza sul lavoro, con un innovativo sistema di presidio e gestione, con 120 riunioni di coordinamento, 10 integrazioni CSC, 415 verbali di sopralluogo e con costanti verifiche.

L’importo complessivo dei lavori ammonta a 32 milioni e 900 mila euro; a questi se ne aggiungono circa altrettanti per la posa in opera delle condotte di interconnessione con il territorio. Il nuovo impianto è infatti interconnesso alla rete del lughese, al potabilizzatore NIP di Ravenna ed alla dorsale adriatica dell’Acquedotto della Romagna: le principali aree servite sono dunque la Bassa Romagna, il territorio ravennate e la riviera adriatica, da Cervia a Cesenatico e anche oltre. Ciò porta l’investimento complessivo a oltre 70 milioni di euro.

Il potabilizzatore è realizzato secondo le più moderne concezioni e di tecnologie all’avanguardia. La sezione più importante dell’impianto è quella dell’ultrafiltrazione, ovvero la filtrazione dell’acqua attraverso membrane con porosità esterna così piccola (0,04 micron) da trattenereoltre a tutti i solidi sospesi anche la carica batterica e spore di organismi potenzialmente patogeni. Il passaggio finale su carboni attivi permette invece di trattenere le ultime sostanze rimaste in soluzione nell’acqua al termine del trattamento. Un decisivo salto di qualità dell’acqua trattata per caratteristiche finali del tutto paragonabile alle acque di Ridracoli. I dati relativi alla qualità dell’acqua sono inoltre già disponibili nel nostro servizio di consultazione in diretta.

Moderno risulta anche il sistema di controllo dei processi fortemente automatizzato e dotato di controlli remoti che lo rendono perfettamente integrato con il telecontrollo che la Società possiede a Capaccio. Perché l’impianto lavori a regime, saranno impiegate 12 maestranze, tra controllori di processo e squadre di manutenzione. Il nuovo potabilizzatore fornisce quindi anche opportunità di lavoro e occupazione, oltre che acqua oligominerale di elevatissima qualità.

NIP

Viene realizzato alla fine degli anni ‘60 in località Bassette, per contribuire a soddisfare la cronica carenza di acqua potabile che da sempre ha afflitto il territorio ravennate. Nel corso del tempo, il NIP è stato potenziato per adeguarsi al fabbisogno reale.

Il ciclo di produzione dell’acqua potabile prevede: il prelievo di acqua grezza dai fiumi Lamone, Reno e, all’occorrenza, dal Canale Emiliano Romagnolo. Una volta potabilizzata, a valle del trattamento, l’acqua viene immessa nella rete di distribuzione da Hera.

L’impianto ha una potenzialità di 1300 l/s e la quantità d’acqua prodotta dal NIP si attesta intorno ai 78.000 metri cubi al giorno.

L’attività di potabilizzazione, intesa come captazione e trattamento della risorsa idrica, non genera impatti negativi significativi sugli ecosistemi nel terriotrio ravennate e viene sempre garantito il livello minimo vitale di acqua nei fiumi.

Impianto di Lugo e Campo pozzi

Tra le fonti di approvvigionamento “storiche”, oltre al NIP va citato l’impianto di potabilizzazione di Lugo, ubicato nella zona dell’ospedale. Fu realizzato nei primi anni ‘80 per potabilizzare l’acqua greggia che arriva in parte dalla falda (due pozzi a Cotignola e uno a Lugo), e in parte dall’acquedotto industriale del Conami di Imola, derivata dal Santerno e dal C.E.R..

L’impianto viene attivato saltuariamente, in occasione di annate siccitose. Ha una potenzialità di 70-80 l/s e le operazioni di potabilizzazione e purificazione avvengono attraverso processi automatici.