Le prime valutazioni per la localizzazione di una diga nell’alto Appennino Forlivese risalgono all’inizio del novecento. Ma solo negli anni cinquanta si fa strada una maggiore consapevolezza del cambiamento sociale ed economico che sta attraversando la Romagna e che l’acqua è una condizione dello sviluppo economico.

Si costituisce il Consorzio Acque Per le Provincie di Forlì e Ravenna formato dall’Amministrazione Provinciale di Forlì e dai Comuni di Ravenna, Forlì, Faenza e Santa Sofia. Il Presidente è il Sindaco di Forlì, Icilio Missiroli. Con un primo contributo in conto capitale di 9 miliardi di lire e con la partecipazione economica diretta degli Enti consorziati per un importo di 5 miliardi, prende forma il progetto esecutivo della diga e può cominciare la costruzione. Il nuovo presidente è il Sindaco di Forlì Angelo Satanassi, in carica dal 1971 al 1979.

Dopo due anni di intensa attività di cantiere e scavi molto avanzati, arriva la più grave crisi della storia del Consorzio: ci sono dubbi sulla possibilità di acquisire tutti i finanziamenti necessari e polemiche sulla sicurezza della diga nei confronti delle popolazioni della vallata. Dopo una dura battaglia sul piano politico, tecnico-scientifico e finanziario, la situazione torna alla normalità e i lavori possono riprendere. La Regione Emilia-Romagna commissiona un nuovo studio: è stabilito che l’opera può diventare economicamente valida se l’acquedotto servirà tutto il territorio romagnolo, incluso il comprensorio riminese.  Il Consiglio regionale approva il nuovo piano idrico: il Consorzio servirà 38 Comuni al posto dei 25 previsti. Lo Stato assegna un primo contributo base, pari al 30% (elevato poi a 60% ed infine esteso alla revisione dei prezzi). L’Enel riconosce l’utilità della futura centrale idroelettrica, oltre all’intero onere per la costruzione della galleria di derivazione e della condotta forzata.

Presidente, dal maggio 1979, è Giorgio Zanniboni, che resterà in carica fino al giugno 2000.

La diga è ultimata e partono gli altri cantieri: dall’impianto di potabilizzazione alla condotta principale; dal serbatoio di carico e compenso di Monte Casale all’intera rete di adduzione di oltre 300 km; fino alla connessione con tutte le reti urbane.

L’attivazione dell’acquedotto con gli allacciamenti dei primi Comuni avviene nel 1987. L’estensione della rete a tutti i Comuni si completa nell’arco di un biennio: nel ‘89-’90 entrano i nuovi soci dell’area riminese. Nei primi anni ‘90 sorge il Centro Operativo dell’Acquedotto, un nuovo impianto in cui ha sede la centrale di telecomando e telecontrollo che consente oggi ai tecnici della centrale di ricevere dati in tempo reale da ogni punto dell’acquedotto e, allo stesso tempo, di governare tutte le varie fasi dell’erogazione dell’acqua.

Il Consorzio Acque per le Provincie di Forlì e Ravenna prende il nome di Romagna Acque e la forma giuridica di società per azioni a prevalente capitale pubblico locale. Il vecchio Consorzio da Ente Locale diventa a tutti gli effetti Società per Azioni, aperto quindi alla partecipazione di altri soggetti pubblici e privati.

Nel 2004 – mentre è presidente Giancarlo Zeccherini, nominato nel 2000 – parte il progetto Società delle Fonti, con il conferimento in Romagna Acque-Società delle Fonti della proprietà dei principali impianti di produzione dell’acqua potabile della Romagna. A giugno 2006 diventa Presidente Ariana Bocchini, riconfermata poi nel mandato successivo. Il 31 dicembre 2008 vi è l’acquisizione della gestione delle fonti locali, Romagna-Acque Società delle Fonti S.p.A è così l’unico produttore di acqua potabile per uso civile in Romagna.

Cominciano i lavori per la costruzione del nuovo potabilizzatore di Ravenna (NIP 2) in zona Standiana. E si firma con Hera l’atto finale della cessione di ramo d’azienda che conclude il progetto Società delle Fonti. Nel 2011 viene approvato dall’Assemblea dei Soci il Piano Operativo 2011-2023 che permetterà la creazione di nuove infrastrutture volte al miglioramento della rete distributiva e valorizzerà il patrimonio impiantistico esistente. Nel 2013 vengono ufficialmente inaugurati i lavori di costruzione del NIP2. Da giugno, il nuovo presidente è Tonino Bernabè; amministratore delegato è Andrea Gambi.

Nel 2014 inizia un rapporto di collaborazione con il DICAM dell’Università di Bologna, con cui si organizzano annualmente un corso di formazione e un convegno legati al tema della gestione delle risorse idriche. Le due iniziative verranno poi replicate l’anno successivo.
Nel 2015 vengono inaugurate due opere fondamentali per la Romagna:

  • il 23 giugno, a Rimini, il nuovo depuratore di Santa Giustina, primo elemento del Piano di Salvaguardia della Balneazione Ottimizzato, un progetto complessivo che avrà importanti effetti positivi sulla qualità ambientale del mare Adriatico; Romagna Acque fornisce un cospicuo apporto sia economico che progettuale.
  • il 25 settembre, a Ravenna, viene inaugurato il potabilizzatore della Standiana: alimentato con acqua del Po proveniente da una derivazione del CER, si basa sulle più moderne tecnologie e permette di affrancare il sistema acquedottistico romagnolo dai rischi di impossibilità di fare fronte ai consumi idrici a causa di annate siccitose.

Romagna Acque compie 50 anni. Già mezzo secolo è trascorso da quel 5 agosto 1966, data di costituzione dell’allora Consorzio Acque per le Province di Forlì e Ravanna. Per la speciale ricorrenza sono state promosse iniziative e celebrazioni nelle tre province romagnole (Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini). In queste occasioni,  è stato presentato il volume Il governo delle acque, curato dallo storico Alberto Malfitano. Attraverso la ricostruzione dei cinquant’anni di Romagna Acque e dei suoi tanti protagonisti, il libro passa in rassegna un pezzo di storia della Romagna, con un prezioso lavoro di ricerca svolto attraverso la rassegna stampa dell’epoca, la documentazione interna di Romagna Acque, varie testimonianze orali e alcuni documenti inediti conservati negli archivi di numerosi enti e istituzioni.
Una lente di ingrandimento puntata sul passato, sì, ma anche un modo per porre l’attenzione sulle prospettive future della risorsa idrica in Romagna, in una situazione complessiva (ambientale, economica, legislativa) in costante mutamento.

Proprio nell’anno del Cinquantesimo, arriva anche un grande riconoscimento internazionale per la Diga di Ridracoli. A Xi’an, in Cina, si tiene il secondo Convegno Internazionale delle grandi dighe, organizzato dalla Icold (l’associazione mondiale che raggruppa le società che gestiscono gli enormi manufatti), dalla sua consociata cinese, la Chincold e dalla USSD, cioè l’Associazione americana. La Diga di Ridracoli è stata premiata insieme ad altre tre dighe di ben maggiori dimensioni (una cinese, una statunitense ed una iraniana), da una commissione di valutazione composta da 20 tecnici cinesi e 20 americani.

Il territorio regionale, così come quello nazionale, affronta nel 2017 una delle estati più siccitose degli ultimi anni. Grazie ai lungimiranti interventi sul sistema idrico romagnolo svolti da Romagna Acque, tuttavia, l’emergenza idrica viene scongiurata sul nascere. In alcuni comuni montani, dove il quadro idrico è più critico, viene garantita una fornitura ulteriore con un servizio di autobotti.
La difficile situazione sottolinea ulteriormente l’esigenza di intervenire con scelte strategiche di lungo termine per scongiurare i rischi dovuti ai cambiamenti climatici in atto: una necesità su cui Romagna Acque ha da sempre posto l’attenzione.

Nel 2018 viene siglato il patto per il centro integrato di soccorso all’interno del fiume Conca, con Romagna Acque che mette a disposizione a titolo gratuito alcuni immobili e spazi esterni, a beneficio dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile, per aumentare la sicurezza e la possibilità di intervenire prontamente sul territorio.

Nel corso dell’anno, inoltre, Romagna Acque si trasferisce nella nuova sede, nel piazzale Orsi Mangelli. La struttura viene inaugurata ufficialmente il 25 maggio 2018, alla presenza delle autorità, delle istituzioni e di tanti cittadini.

Nella parte finale dell’anno, il presidente di Romagna Acque-Società delle Fonti S.p.A, Tonino Bernabè, e il direttore generale, Andrea Gambi, vengono ascoltati in audizione dalla VIII Commissione Ambiente della Camera dei Deputati. Bernabè e Gambi portano riflessioni ed esperienze operative della Società quale contributo a due proposte di legge in esame. In particolare, i due disegni di legge riguardano la tutela della risorsa idrica, la gestione del servizio idrico e le modalità di sostegno all’importante mole d’investimenti prevista nel settore: una ha come primo firmatario l’On. Federica Daga, del Movimento Cinque Stelle, l’altra ha come primo firmatario l’On. Chiara Braga del Partito Democratico.

A fine luglio viene nominato il nuovo consiglio di amministrazione. Tonino Bernabè è stato confermato alla presidenza di Romagna Acque anche per il prossimo triennio, ovvero per il terzo mandato da presidente.

Assieme al presidente, viene nominato all’unanimità anche il nuovo Consiglio di Amministrazione, sempre su proposta del Coordinamento Soci. Vicepresidente è Roberto Biondi, di Modigliana, in rappresentanza del territorio forlivese; la confermata Ilaria Morigi e Giovanni Crocetti Bernardi rappresentano l’area di Ravenna; mentre Giulia Bubbolini entra a rappresentare l’area di Cesena.

Un libro per il Cinquantesimo

Per celebrare il Cinquantesimo dalla nascita del Consorzio Acque per le Province di Forlì e Ravenna, nato nel 1966 e “progenitore” di Romagna Acque, la Società ha deciso di affidare allo storico Alberto Malfitano, dell’Università di Bologna, la realizzazione di un volume storico: “Il governo dell’acqua”, edito da Il Mulino, con prefazione del prof. Roberto Balzani, che racconta la storia di questo mezzo secolo di vita. Attraverso la ricostruzione della storia di Romagna Acque e dei suoi tanti protagonisti, da Icilio Missiroli ad Angelo Satanassi, da Lanfranco Turci a Giorgio Zanniboni, il volume passa in rassegna un pezzo di storia della Romagna, intesa come area vasta in cui una iniziativa sorta dal basso, dalle amministrazioni comunali, per risolvere un problema grave e sentito dalla popolazione, è riuscita a trovare forma concreta con l’aiuto decisivo della Regione e dello Stato. La ricerca si è avvalsa della rassegna stampa dell’epoca, della documentazione interna di Romagna Acque, di testimonianze orali, dei documenti inediti conservati negli archivi di numerosi enti e istituzioni, a partire da quelli dei Comuni coinvolti, del Consorzio di Bonifica della Romagna e della Regione Emilia-Romagna.

Un libro sulla storia recente di Romagna Acque

Il libro segue di quattro anni il primo volume, uscito nel 2016 in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione del Consorzio Acque (il prodromo di Romagna Acque): nel libro iniziale il professor Malfitano si concentrava sulla lunga e appassionante vicenda che portò le varie “anime” romagnole a compattarsi sulla necessità di realizzare il Consorzio prima e la Diga di Ridracoli poi, come straordinari esempi di “area vasta” ante litteram per scongiurare il problema della siccità, molto sentito soprattutto in pianura. Se il primo volume si chiudeva a ridosso di fine secolo, il nuovo libro – sempre edito da Il Mulino – affronta una storia che diventa cronaca, quella degli ultimi vent’anni, caratterizzati appunto dalla trasformazione in Romagna Acque-Società delle Fonti Spa, dall’acquisizione di tutte le altre fonti idropotabili (comprese le acque di falda del riminese), e soprattutto da una nuova vision che ha portato l’azienda a progettare e realizzare un secondo grande punto di raccolta (il potabilizzatore della Standiana, nei pressi di Ravenna), e a ragionare costantemente di come procedere per affrontare in maniera adeguata le sfide del futuro, alla luce sia del crescente tema dei cambiamenti climatici che di un quadro normativo sempre in cambiamento.