8.6821

campioni analizzati nel 2022

339.421

analisi effettuate nel 2022

I controlli sulla qualità dell’acqua svolti dai laboratori di Romagna Acque si basano su un’accurata scelta dei punti di controllo e delle frequenze di prelievo e mirano a verificare che l’acqua captata, trattata ed erogata dagli acquedotti non contenga sostanze o microrganismi pericolosi per la salute umana. Infatti, tutta l’acqua distribuita viene approfonditamente controllata per garantirne la conformità ai rigorosi requisiti imposti dalla normativa nazionale attualmente in vigore, il D.M. 16 giugno 2017, che modifica gli allegati II e III del decreto legislativo 2 febbraio 2001 n. 31, che disciplina la qualità delle acque destinate al consumo umano.

Il Servizio Controllo Qualità dell’Acqua è suddiviso nelle due sedi situate presso gli impianti di potabilizzazione di Capaccio (Santa Sofia) e di Via Bassette a Ravenna. Entrambe sono dotate di una vasta e moderna gamma di strumenti e programmi per la gestione dell’attività analitica e il principale compito svolto consiste nel controllo, sia dal punto di vista chimico-fisico sia microbiologico, della filiera di trattamento del processo di potabilizzazione e distribuzione in rete dell’acqua potabilizzata.

Inoltre, al fine di migliorare costantemente la propria performance e garantire la migliore qualità del dato possibile, il Servizio Controllo Qualità dell’Acqua partecipa ai principali circuiti interlaboratorio nazionali e internazionali. I circuiti interlaboratorio sono uno strumento indispensabile per la valutazione esterna dell’affidabilità dei risultati analitici e per il miglioramento costante delle prestazioni di un laboratorio analisi. La partecipazione a programmi collaborativi, dove è prevista una riunione di discussione tecnica fra i partecipanti, consente la valutazione delle prestazioni e agevola l’individuazione e la risoluzione di eventuali problemi di tipo analitico, oltre che il miglioramento continuo delle proprie prestazioni.

Tra le attività in capo al laboratorio compare anche quella di curare gli aspetti legati alla ricerca scientifica.

Nello specifico, nel corso del 2022, grazie anche al PNRR, la Società ha finanziato una borsa per dottorato di ricerca con l’Università di Bologna dal titolo:

  1. “Approccio chimico e biologico per la valutazione di contaminanti emergenti nelle acque in ingresso, in uscita e in alcuni punti critici della filiera di trattamento dei potabilizzatori di Romagna Acque Società delle Fonti.”.

L’approfondimento delle tematiche sopra elencate è di fondamentale importanza in quanto la rispondenza delle acque ai requisiti di legge è regolamentata dall’integrazione di una serie di misure che partono dalla protezione della qualità delle risorse idriche captate, passando per l’efficacia e la sicurezza dei sistemi di trattamento.

Allo stesso modo, durante l’anno sono proseguite le attività di controllo analitico dello stato trofico dell’invaso di Ridracoli e di identificazione, conteggio e quantificazione di cianobatteri e loro tossine nelle fonti di approvvigionamento all’impianto di potabilizzazione Bassette di Ravenna (fiume Lamone, fiume Reno e Canale Emiliano Romagnolo), come da convenzioni che la Società ha sottoscritto con la Fondazione Centro Ricerche Marine di Cesenatico.

¹ Numero di campioni complessivo giunti in laboratorio nel corso del 2022, compresi, oltre le acque da destinarsi e destinate al consumo umano, anche i controlli sugli scarichi, i reagenti di processo, le autocisterne, ecc.

L’acqua prodotta e distribuita dagli impianti di potabilizzazione di Romagna Acque presentano caratteristiche eccellenti e potrebbero essere classificate come oligominerali2 (Capaccio e Standiana) e minerali3(Bassette).

Confronto fra i valori medi dell’acqua prodotta negli impianti di potabilizzazione di Standiana, Bassette (Ravenna) e Capaccio (Santa Sofia) nel 2022 e le Acque minerali:

2 Acque oligominerali (o leggermente mineralizzate): per la legge italiana (D.Lgs. numero 105 del 25 gennaio 1992) si definiscono acque oligominerali quelle acque il cui residuo fisso è compreso tra 50 e 500 mg/L.

3 Acque minerali: per la legge italiana (D.Lgs. numero 105 del 25 gennaio 1992) si definiscono acque minerali quelle acque il cui residuo fisso è compreso tra 500 e 1500 mg/L.

All’interno del sito di Romagna Acque è possibile visualizzare in tempo reale le ultime analisi chimiche e microbiologiche prodotte dal laboratorio in tutti i punti di consegna (punti in cui Romagna Acque “consegna” l’acqua ad Hera, il Gestore del Servizio Idrico) georeferenziati, presenti sul territorio romagnolo, nonché accedere allo storico di tutte le analisi eseguite sul medesimo punto di campionamento, a partire dal 2012 in poi.

Confronto fra i valori medi, minimi e massimi dell’acqua prodotta nelle tre province nel 2022

Il confronto fra i valori medi evidenzia le caratteristiche delle tre province. I valori riportati sono ricavati come valore medio, minimo e massimo rilevati nel 2022 nei punti di prelievo più rappresentativi per qualità e quantità erogata per ogni provincia.

Le condotte della rete idrica di Romagna Acque – Società delle Fonti si sviluppano all’interno del territorio romagnolo per ben 603 km e sono costituite da materiali diversi. La differenziazione dei materiali impiegati è da ricercarsi nel periodo storico in cui sono state posate ma anche nei valori di portata d’acqua e di pressione a cui sono sottoposte. La tabella seguente ne indica percentualmente la diversa composizione:

Nel 1992 la legge ha vietato la produzione e la commercializzazione dei tubi in fibro-cemento a seguito delle problematiche connesse all’inalazione delle fibre di amianto. Diversa la situazione normativa per quanto concerne le acque: le direttive europee 88/778/CEE e 98/83/CE non hanno introdotto alcun valore guida per le fibre di amianto nelle acque destinate al consumo umano e, in coerenza con tali linee guida, il D.Lgs. 31/2001 non ha indicato l’amianto quale parametro da controllare e non ne fissa i limiti.  L’unico riferimento mondiale sono le indicazioni dell’USEPA (UNITED STATES ENVIRONMENTAL PROTECTION AGENCY), che fissa in 7 milioni di fibre per litro di acqua la concentrazione massima ammissibile di fibre di amianto nell’acqua destinata al consumo umano.

Con propria nota prot. n. 15414 del 25/05/2015, l’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ ha messo a disposizione degli organi di controllo e dei gestori del Servizio Idrico Integrato la metodica di analisi per la determinazione della concentrazione di fibre di amianto nelle acque potabili con la tecnica della microscopia elettronica a scansione (SEM), ma soprattutto ha fornito la propria posizione in merito ai requisiti di idoneità dell’acqua potabile rispetto alla presenza di amianto:

  • il valore di riferimento attualmente considerato a livello internazionale è stato stabilito in sede USEPA (UNITED STATES ENVIRONMENTAL PROTECTION AGENCY) in 7 milioni fibre/L;
  • non sussiste ad oggi obbligo di monitoraggio della concentrazione di fibre di amianto nell’acqua potabile, fatte salve specifiche prescrizioni stabilite dalla ASL competente in base all’art. 8 del D.Lgs. 31 /2001 e s.m.i., come parametro di ricerca supplementare in seguito ad una valutazione del rischio;

Romagna Acque – Società delle Fonti S.p.A., tuttavia a miglior garanzia, monitora costantemente la qualità dell’acqua distribuita tenendo sotto controllo l’indice di aggressività, il pH e l’alcalinità e determinando periodicamente il numero di fibre di amianto nei punti più significativi della rete di distribuzione. I risultati finora raccolti hanno sempre indicato un numero di fibre inferiore al limite di rilevabilità strumentale (< 1.500 fibre/L).

Si desidera inoltre sottolineare che, in osservanza alla Circolare del Ministero della Sanità n. 42 del 01/07/1986, Romagna Acque – Società delle Fonti S.p.A. mantiene costantemente, nell’acqua distribuita in rete, un Indice di Aggressività[1]  superiore a 12 in modo da garantire la formazione di un film di carbonato di calcio sulle condutture a salvaguardia delle stesse e limitando così il rischio di cessione di fibre di amianto dalle condotte in cemento-amianto; come confermato anche da Fornaciai, Cherubini e Mantelli nel loro studio “Contaminazione da fibre di amianto nelle acque potabili in Toscana” che recita:

“Si ritiene che, qualora il tubo si mantenga integro, non esista un rischio reale di cessione di fibre di amianto all’acqua condottata, specialmente in quei casi in cui si forma uno strato protettivo di carbonato di calcio sulla sua superficie interna”.

Infine, le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la qualità dell’acqua potabile del 2001, e il loro aggiornamento del 2003, recitano rispettivamente:

“Non esiste dunque alcuna prova seria che l’ingestione di amianto sia pericolosa per la salute, non è stato ritenuto utile, pertanto, stabilire un valore guida fondato su delle considerazioni di natura sanitaria, per la presenza di questa sostanza nell’acqua potabile”.

“Anche se l’amianto è un noto agente cancerogeno per inalazione degli esseri umani, gli studi epidemiologici a disposizione non supportano l’ipotesi che vi sia un aumento del rischio di cancro associato con l’ingestione di amianto in acqua potabile. Inoltre negli studi su animali con somministrazione di amianto nell’alimentazione, non vi sono evidenze di un’aumentata incidenza di tumori del tratto gastrointestinale. Non vi sono quindi prove evidenti che l’amianto ingerito sia pericoloso per la salute e si conclude che non vi sia alcuna necessità di stabilire Linee Guida per l’amianto in acqua potabile”.

Negli ultimi anni tra gli addetti alla gestione del ciclo idrico integrato (approvvigionamento, distribuzione, depurazione delle acque reflue) si è iniziata a focalizzare l’attenzione sulla presenza di contaminanti definiti “emergenti”, riscontrati sia nelle acque destinate al consumo umano, sia nelle acque di origine superficiale che sulle reflue. La provenienza di questi contaminanti è piuttosto varia. Il termine emergenti significa che sono composti sui quali si stanno approfondendo controlli e studi.

Sono sostanze che possono derivare dall’uso di prodotti per l’igiene personale, dall’uso di farmaci e dal consumo di droghe d’abuso. Queste sostanze richiedono un’attenzione particolare perché sono in grado di alterare la funzionalità del sistema endocrino.

Da qui l’impegno profuso da Romagna Acque nell’investire in ricerca ed assicurare il massimo controllo sull’acqua distribuita.

4 I.A. = pH+Log(A x H); dove A = Alcalinità totale (mg/L di CaCO3) e H = Durezza Calcica (mg/L di CaCO3)

L’utilizzo di acqua superficiale quale principale fonte di approvvigionamento per la produzione di acqua potabile comporta necessariamente il dover fare i conti con la possibilità, soprattutto in alcuni periodi dell’anno in cui il trattamento delle colture agricole richiede l’impiego di prodotti fitosanitari, di rilevare residui di antiparassitari. Per questo motivo i laboratori di Romagna Acque hanno adottato un rigoroso programma di monitoraggio volto a controllarne la presenza: in ogni campione di acqua, infatti, si ricercano ben 367 principi attivi. Nel 2022 sono stati eseguiti complessivamente 295 campioni di questi 246 con pacchetto antiparassitari totali per un totale di quasi 90.000 principi attivi analizzati e 49 Campioni con il solo pacchetto AMPA e Glifosato.

Tra gli erbicidi maggiormente impiegati, il glifosato è sicuramente quello più famoso per l’ampio spazio che buona parte della stampa, riviste scientifiche e non, gli ha dedicato. Nonostante a maggio 2016 una riunione congiunta di esperti della Organizzazione mondiale della sanità e della FAO sui residui di pesticidi (JMPR) abbia concluso che “è improbabile che il glifosato comporti un rischio cancerogeno per gli uomini come conseguenza della esposizione attraverso la dieta”, i Laboratori di Romagna Acque hanno volutamente inserito il controllo del glifosato riscontrando sempre, in uscita dagli impianti di potabilizzazione, risultati inferiore a < 0,010 µg/L, cioè inferiore al limite di rilevabilità strumentale, a conferma della buona qualità dell’acqua distribuita.

Tra le sostanze che si trovano disciolte nell’acqua e che sono naturalmente presenti nel terreno con cui l’acqua viene a contatto, ci sono i metalli. Alcuni di loro, con peso atomico superiore a 55, sono chiamati “metalli pesanti” e la loro presenza in termini di apporti naturali può derivare dalla disgregazione del materiale originario del suolo (rocce), mentre gli apporti antropici sono principalmente legati all’uso di fertilizzanti chimici, o derivanti dal fall out atmosferico dovuto a vari fonti (emissioni auto, emissioni industriali).

Anche in questo caso i laboratori di Romagna Acque hanno voluto scongiurare il superamento dei limiti normativi previsti dal D.Lgs. 31/2001 attraverso l’analisi di 3.545 campioni.

Un’efficace tutela dell’ambiente e in particolare delle risorse idriche è tra i principali obiettivi che Romagna Acque intende perseguire e difendere nel tempo. Per questo motivo la Società ha affidato il controllo dello stato trofico dell’invaso di Ridracoli al Centro Ricerche Marine di Cesenatico, laboratorio nazionale di riferimento per le biotossine marine della Comunità Europea.

Il mantenimento delle ottime caratteristiche qualitative dell’acqua di Ridracoli, molto più simili a un’acqua minerale che non a un’acqua superficiale, da 35 anni a questa parte ne è la conferma.

Questi controlli sono poi stati estesi anche alle fonti di approvvigionamento dell’impianto di potabilizzazione di Ravenna Bassette, ovvero alle acque provenienti dal fiume Lamone, dal fiume Reno e dal Canale Emiliano Romagnolo.

L’eutrofizzazione delle acque, correlabile direttamente o indirettamente ai cambiamenti climatici sullo stato del corpo idrico e sullo sviluppo delle popolazioni fitoplanctoniche, ha in qualche modo favorito lo sviluppo e la proliferazione di organismi fotosintetici ubiquitari: i cianobatteri. Molte specie di cianobatteri, colonizzatori degli ecosistemi acquatici, producono come metaboliti secondari una grande varietà di tossine (cianotossine) potenzialmente pericolose per la salute.

Al fine di scongiurarne la presenza, sono stati analizzati ben 207 campioni su cui i laboratori del Centro Ricerche Marine di Cesenatico hanno ricercato le microcistine ed i relativi congeneri confermandone l’assenza.

I laboratori di Romagna Acque sono certificati in conformità alle norme UNI EN ISO 9001:2015 già da diversi anni. Tuttavia è la norma internazionale ISO/IEC 17025 che definisce i requisiti che un laboratorio deve soddisfare per dimostrare la competenza tecnica del suo personale e la disponibilità di tutte le risorse tecniche, tali da garantire dati e risultati accurati e affidabili.

I laboratori di Romagna Acque sono certificati in conformità alle norme UNI EN ISO 9001:2015 già da diversi anni. Tuttavia è la norma internazionale ISO/IEC 17025 che definisce i requisiti che un laboratorio deve soddisfare per dimostrare la competenza tecnica del suo personale e la disponibilità di tutte le risorse tecniche, tali da garantire dati e risultati accurati e affidabili.

Per questo motivo i laboratori di Romagna Acque, che costituiscono un Laboratorio multisito accreditato ACCREDIA, hanno acquisito il certificato di Accreditamento n. 1673 in conformità alla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025:2018.

L’accreditamento ACCREDIA garantisce infatti l’utilizzo di metodologie operative e quindi la competenza dei Laboratori nell’attività analitica. L’accreditamento attesta il livello di qualità del lavoro di un Laboratorio, verificando la conformità del suo sistema di gestione e delle sue competenze a requisiti normativi internazionalmente riconosciuti, nonché alle prescrizioni legislative obbligatorie.

Accredia – Elenco laboratoti accreditati

Certificato di accreditamento

Elenco prove sede A

Elenco prove sede B

Condizioni di servizio

Politica della Sostenibilità