Riportiamo il testo integrale dell’interessante articolo dell’Huffington Post dedicato al valore dei servizi ecosistemici

“La pandemia ha aperto nel nostro Paese, dove è particolarmente rilevante la quota di territorio interno e montano alle prese con la piaga dello spopolamento, uno stimolante dibattito sulle opportunità per le aree più svantaggiate di costituirsi come una reale opzione per nuovi progetti di vita.

Rilevata la possibilità del cosiddetto smart working per molti ambiti lavorativi, ci si chiede se una quota dei cittadini, a cominciare dai più giovani, possa considerare appetibile il trasferimento nei borghi in montagna e nelle aree rurali. È chiaro tuttavia che l’opzione va accompagnata da piani di sostegno di ampio respiro piuttosto che sostenuta esclusivamente dalla dimensione dell’incentivo, altrimenti rischia di rivelarsi velleitaria specialmente nel momento in cui sia ripristinata la normalità delle relazioni. Investimenti quindi, a cominciare dall’installazione di adeguate connessioni alla rete Internet, ma anche politiche che puntino a un riequilibrio tra città e aree interne e periferiche.

Interessante anche da questo punto di vista la proposta di cui Romagna Acque-Società delle Fonti si fa portavoce grazie a un processo di ricerca condotto da un consorzio composto dall’Istituto di Management della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, dall’Università Carlo Bo di Urbino e dal Centro Studi e Ricerche REF di Milano, di cui si è discusso in un tavolo organizzato assieme all’associazione Transizione ecologica solidale (TES).

In un approccio incentrato sulla risorsa idrica, ma estendibile in prospettiva anche ad altri servizi ecosistemici (si pensi alla tutela del suolo), ci si è interrogati sul valore ambientale di questa e sul possibile contributo della collettività, a livello di politiche di prezzi e delle tariffe, per la copertura dei costi di fornitura e per il mantenimento dell’ambiente da cui è prelevata. L’acqua non esiste in sé, necessita di un sistema fondato sulle opere idrauliche e sulla manutenzione del territorio. Condividerne i costi significa innanzitutto sensibilizzare la popolazione sulla sua complessità, poi operare in un’ottica che non sia esclusivamente emergenziale (come è noto è più costoso affrontare un disastro, come una frana, un’alluvione, una siccità, che creare le condizioni perché questo non si verifichi), aspetto questo particolarmente urgente nel momento in cui il cambiamento climatico, ci dicono gli studi e l’esperienza, aumenta la frequenza e l’incidenza degli eventi estremi.

Utilizzare la leva della tariffa in modo intelligente significa anche remunerare alcuni elementi che nel corso del tempo hanno aumentato lo squilibrio tra aree urbane e aree interne; queste ultime sostengono i costi dei servizi ecosistemici di cui beneficia tutta la popolazione.

Ecco perché un approccio di questo genere, che può essere avviato attraverso l’emanazione, da parte del Ministero dell’Ambiente, di apposite linee guida, può configurarsi come un investimento e costituire un cardine di una politica di reinsediamento in cui, nell’ambito dell’attuazione del Recovery Plan,  ci sia spazio anche per un’alleanza tra le utility del territorio e lo Stato.”

Link: https://m.huffingtonpost.it/entry/riconoscere-il-valore-dei-servizi-ecosistemici-anche-a-vantaggio-delle-aree-interne_it_6008010ac5b6df63a91b4f84?ncid=other_homepage_tiwdkz83gze&utm_campaign=mw_entry_recirc