La propaganda fascista illuse i romagnoli di essersi liberati dalla sete secolare, per la prima volta l’acqua venne usata come strumento politico di consenso.

Grazie alla Resistenza e alla Liberazione dal Nazifascismo nasce una consapevolezza nuova anche nell’accezione di “libertà dalla sete”

La prima puntata del podcast di Romagna Acque commemora il 25 aprile con una puntata dal titolo “Acqua e libertà: due facce della stessa medaglia”. 

Grazie al contributo del prof. Alberto Malfitano e alla sua inchiesta storica “Il Governo dell’Acqua”, la puntata realizzata dalla giornalista Michela Monte, ripercorre a cavallo tra 800 e 900 il dramma della scarsità di acqua in Romagna, la nascita dei partiti di massa e l’ascesa del fascismo in Italia, mettendo in evidenza come il tema della sete, sfruttato per la prima volta in chiave propagandistica, abbia aperto la strada all’ascesa delle camicie nere in Romagna.

“Mussolini – racconta Malfitano – capisce che l’acqua è lo strumento politico per il consenso e fa costruire nuovi pozzi artesiani, curandosi poco della qualità delle acque delle falde acquifere che alimentano questi pozzi artesiani”.

Un anno dopo la marcia su Roma, nel 1923, Mussolini annette per decreto le sorgenti del fiume Tevere, simbolo di romanità, alla provincia di Forlì – Cesena, dove era nato, avocandosi il ruolo di predestinato erede dell’Impero romano, ora riproposto nell’impero fascista. Il duce annuncia poi di avere risolto il secolare problema della sete nella bassa Romagna, collegando alla falda di Torre Pedrera una conduttura che porta lacqua a Ravenna.

Nell’afoso primo agosto del 1931, dal balcone di fronte ad una grande folla radunata a Ravenna declama “l’intenzione di togliere il popolo dai disagi del tempo presente”.

“Lui si presenta davvero come il novello Traiano – racconta Malfitano – che ha portato l’acqua a Ravenna. Chiaramente l’acqua che esce dalle fontane pubbliche è un momento importante per il consenso al regime, in una zona che fino a pochi anni prima era di repubblicani, socialisti e comunisti, ma in cui il fascismo non aveva ottenuto grandi consensi (…). L’acqua qui è usata proprio come strumento politico di un regime, di un dittatore che conosceva bene i bisogni della terra in cui era nato”.

All’indomani del fallimento del fascismo, della guerra, della distruzione complessiva e delle infrastrutture idriche, si è potuto parlare apertamente anche della propaganda relativa all’acqua, e denunciare la costruzione dei pozzi in luoghi insalubri, dell’acqua contaminata dai liquami animali. 

Grazie alla Resistenza e alla Liberazione dal Nazifascismo nasce una consapevolezza nuova anche dell’accezione di “libertà dalla sete” che si svilupperà nell’ambizioso progetto della costruzione della diga di Ridracoli, partorita dalla tenacia, fiducia e idealismo di sindaci romagnoli antifascisti e democratici che si sono uniti per la prima volta in un ambizioso progetto comune che ha cambiato in meglio le sorti della collettività, risolvendo davvero il problema secolare della sete, pur sapendo che non sarebbero stati presenti per coglierne i frutti elettorali o personali. Capitolo che sarà approfondito nella prossima puntata.

L’acqua che siamo – podcast, è un progetto di comunicazione sul tema dell’acqua ideato e realizzato per Romagna Acque Società delle Fonti, dalla giornalista riminese (ma con base a New York) Michela Monte. L’obiettivo è creare un canale di comunicazione tematico e di approfondimento critico sul tema dell’acqua dal punto di vista storico, scientifico, geopolitico e culturale, che valorizzi un approccio informato al tema della gestione e tutela della risorsa idrica, quale fonte primaria per la vita e collettività. 

“Il Podcast ci permette di aprire un canale di comunicazione dinamico e di approfondimento sul multiforme tema dell’acqua – sottolinea Tonino Bernabé, Presidente di Romagna Acque Società delle Fonti Spa -: l’obiettivo è suscitare curiosità sulla gestione della risorsa idrica nell’interesse generale, contestualizzando i toni emergenziali che sempre più spesso si associano a questo tema, dando spazio anche alla riflessione”.

“Nella nostra Storia – continua Tonino Bernabé – mi ha colpito la lungimiranza dei Sindaci del dopoguerra e la cultura del lavoro, approcci che ci hanno trasformato in una terra ospitale, economicamente florida e aperta al futuro. Dobbiamo coltivare queste caratteristiche, e rimboccarci le maniche per continuare a guardare al futuro con speranza. Di recente, lo abbiamo imparato sulla nostra pelle, grazie alla capacità dei romagnoli di reagire all’alluvione del maggio 2023. 

Penso che si debba fare tesoro della Storia e coltivare una cultura dell’acqua basata sulla conoscenza e sul rispetto di questa risorsa. Grazie al punto di vista internazionale privilegiato dalla giornalista Michela Monte, intendiamo fornire spunti di riflessione e approfondimenti che associno la prospettiva locale a quella globale, per rendere l’acqua e le sfide per la sua gestione nell’interesse generale un tema vivo e stimolante per i romagnoli di tutte le età”. 

Il Podcast è pubblicato sul canale YouTube di Romagna Acque al link https://youtu.be/-mcRjvEzZ_U?si=knhaAY17c2-cqGwV